Nella terminologia che spesso deriva dalle normative, per semplificazione, la parola flussi fa riferimento alle possibilità, molto ridotte nei numeri e nei settori, di ingresso per lavoro in Italia. Da diverso tempo, ad inizio di anno, comunque entro il mese di aprile, viene pubblicato un Decreto che si ricollega ad una normativa più ampia di delega in materia di risorse provenienti da paesi extraeuropei da impiegare nei settori economici italiani maggiormente bisognosi di manodopera. In genere, quasi esclusivamente, nei settori agricolo e del turismo, soprattutto per attività a carattere stagionale.
In questo anno particolarissimo, il Decreto Flussi 2020 è stato pubblicato a ottobre inoltrato, fissando alcune novità, oltra alla data di pubblicazione così tardiva: l’inserimento di settori prima non contemplati per l’ingresso di lavoratori, come l’edilizia e la possibilità di favorire contratti di lavoro anche non stagionali. Il termine di domanda è il 31 dicembre prossimo.
Questo intervento normativo in materia di immigrazione, pur senza eccessiva sistematicità di insieme, può considerarsi sotto alcuni aspetti un completamento, forse solamente per un effetto convergente, dell’operazione di regolarizzazione ed emersione dell’estate scorsa, sia per l’introduzione di settori economici non toccati nella “sanatoria” che per il tentativo di ampliare i risultati non esaltanti raggiunti in agricoltura, con l’edilizia, un settore ad alto tasso di lavoro non regolare.
Su tutto, poi, la situazione generale di fortissima difficoltà economica che ha depresso le richieste di ingresso di lavoratori stranieri.
In ogni caso, insieme alle modifiche introdotte a fine ottobre sui cosiddetti “decreti sicurezza” del 2018/19, questi interventi normativi su tematiche del lavoro e dell’immigrazione hanno rimesso in moto le dinamiche volte a soddisfare sia il fabbisogno di figure professionali, anche se di livello non alto, essenziali per l’economia del paese, agricoltura, edilizia, lavoro domestico, turismo, che le necessità di integrazione sociale e culturale.